Trovandomi a Zurigo per assistere alla rappresentazione del 3 marzo del Rosenkavalier alla Opernhaus, arrivando il giorno prima, ho approfittato del fatto che in un cinema della città veniva proiettata la diretta dell’opera donizettiana nel bell’allestimento di Laurent Pelly da me già visto in due occasioni. La produzione del MET vedeva la presenza della coppia ormai collaudata Pretty Yende e Javier Camarena. Sono orgoglioso di aver assistito al debutto di Pretty nel ruolo due anni fa a Siviglia. La giovane cantante ha in corso un processo di maturazione vocale ed interpretativo evidente. Ogni volta che l’ascolto trovo “qualcosa in più”. Anche il personaggio, rispetto a Siviglia, è cresciuto enormemente. Ormai il rapporto della Yende con il Metropolitan è un rapporto di amore reciproco dichiarato. Circa l’esecuzione, una serie di variazioni spericolate che da lei, che io trovo sempre guardinga ed attenta, non mi aspettavo. Brava! Non vedo l’ora di ascoltarla in Sonnambula a Berlino il prossimo maggio.
Che dire di Camarena? Solo chiedersi come un tenore di quella portata non abbia ancora messo piede in Italia. Ha, come a tutte le recite, bissato l’aria dei “nove do” che così sono diventati diciotto! Ha tutto l’occorrente richiesto per l’esecuzione del repertorio belcantistico, legato perfetto, colori…tutto. Continuiamo a far cantare i soliti quattro o cinque cantanti in Italia e questo discorso vale anche per l’articolo che segue riguardante il Rosenkavalier…Contenti noi…
Apprezzabile la prova di Maurizio Muraro indisposto come annunciato prima della rappresentazione.
Strepitosa la Marchesa di Berkenfield di StephanieBlythe, che avevo ascoltato quale Matrigna nella Cendrillon lo scorso anno al Met.
Fantastica Kathleen Turner nel ruolo parlato della Duchessa di Krakentorp (voce della serie “fumo ottanta sigarette al giorno”!)
Enrique Mazzola ha diretto l’orchestra del Met con pertinenza e brillantezza quale l’opera richiede. Interventi appropriati del coro.
Dell’allestimento ho già detto. Spettacolo che ha qualche anno ma ancora assolutamente godibile.
Tutto questo visto al cinema con la sensazione di essere a teatro. Perché a Genova questo non è possibile? Solo qualche opera dal ROH alla Fiumara e ciao! Quante cose ci perdiamo!
4 pensieri riguardo “Una serata al Cinema: dal Met differita (di poche ore) de La Fille du Regimént di Donizetti”
A Genova neppure l’opera dal Met abbiamo …non ci resta che piangere…Ovviamente si esulta invece leggendo sia questo post che quello del der Rosenkavalier., che ho goduto anch’io a Zurigo grazie Riccardo Ristori
Ovviamente migrerò anch’io come la Rondine, per citare Puccini ..per vedere ancora di questi spettacoli!
Apprendo con enorme rammarico che calibri del livello di Javier Camarena non abbiano mai cantato in Italia.
Trovo veramente un peccato, oltre che una vergogna, che chi fa onore all’opera non venga invitato a cantare nella patria dell’opera.
Trovo che sia altrettanto un peccato che molti esordienti italiani debbano andare all’estero a farsi le ossa perchè in Italia i teatri di provincia non assumono ensenble fissi, con la conseguenza che non possono offrire una stagione lirica, costringendo peraltro i loro abitanti amanti dell’opera a spostarsi e farsi carico di tutte implicazioni del caso, in primo luogo in fatto di tempo e di spesa, che soprattutto di questi tempi costringono a limitare molto le uscite a teatro.
Ovviamente non tutti i diplomati in canto possono essere annoverati tra l’eccellenza, certo, ma non sarebbe auspicabile che i buoni cantanti avessero l’opportunità di mantenersi con lo stipendio di solisti dell’enseble fisso di qualche teatro di provincia, secondo il modello ad esempio dei Paesi mitteleuropei
Le mie non sono domande retoriche. Non avendo una formazione da Conservatorio ma solo due orecchie in testa e una grande passione per il canto e la musica in genere (anche se non capisco… un accidente!), preferisco non esprimere pareri, ma chiedere a chi sa e del cui giudizio mi fido, nella fattispecie a Lei, Maestro Ristori.
Cara Tiziana, troppi sono gli interessi che girano intorno alle rappresentazioni d’opera in Italia. Se ci fossero degli ensemble fissi ci perderebbero le agenzie per esempio. Ne ho detta una a caso ma è una triste verità. Non voglio andare troppo oltre dicendo cose ancora più spiacevoli. “Mani pulite” nei teatri italiani non è mai arrivata e non arriverà mai. I cantanti stessi, quelli stra famosi a parte, non denunceranno mai determinate situazioni per evitare di perdere il poco lavoro che hanno. È triste ma è così! Molti dei teatri importanti all’estero, Zurigo in testa, hanno un’Opera studio e gli allievi vengono impegnati nelle piccole parti. Tutta esperienza. Nei nostri teatri le piccole parti se le contendono, sbranandosi, gli artisti del coro togliendo così la possibilità di lavorare a chi vive solo di quello…mi fermo qui…
Siamo oramai un paese del terzo mondo , nel panorama lirico internazionale: che tristezza!!!!!!
È vero oramai dobbiamo emigrare per vedere certi spettacoli e sopratutto sentire certi cantanti!!!!
A Genova neppure l’opera dal Met abbiamo …non ci resta che piangere…Ovviamente si esulta invece leggendo sia questo post che quello del der Rosenkavalier., che ho goduto anch’io a Zurigo grazie Riccardo Ristori
Ovviamente migrerò anch’io come la Rondine, per citare Puccini ..per vedere ancora di questi spettacoli!
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Apprendo con enorme rammarico che calibri del livello di Javier Camarena non abbiano mai cantato in Italia.
Trovo veramente un peccato, oltre che una vergogna, che chi fa onore all’opera non venga invitato a cantare nella patria dell’opera.
Trovo che sia altrettanto un peccato che molti esordienti italiani debbano andare all’estero a farsi le ossa perchè in Italia i teatri di provincia non assumono ensenble fissi, con la conseguenza che non possono offrire una stagione lirica, costringendo peraltro i loro abitanti amanti dell’opera a spostarsi e farsi carico di tutte implicazioni del caso, in primo luogo in fatto di tempo e di spesa, che soprattutto di questi tempi costringono a limitare molto le uscite a teatro.
Ovviamente non tutti i diplomati in canto possono essere annoverati tra l’eccellenza, certo, ma non sarebbe auspicabile che i buoni cantanti avessero l’opportunità di mantenersi con lo stipendio di solisti dell’enseble fisso di qualche teatro di provincia, secondo il modello ad esempio dei Paesi mitteleuropei
Le mie non sono domande retoriche. Non avendo una formazione da Conservatorio ma solo due orecchie in testa e una grande passione per il canto e la musica in genere (anche se non capisco… un accidente!), preferisco non esprimere pareri, ma chiedere a chi sa e del cui giudizio mi fido, nella fattispecie a Lei, Maestro Ristori.
Tiziana
la “Voce dell’ignoranza”
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Cara Tiziana, troppi sono gli interessi che girano intorno alle rappresentazioni d’opera in Italia. Se ci fossero degli ensemble fissi ci perderebbero le agenzie per esempio. Ne ho detta una a caso ma è una triste verità. Non voglio andare troppo oltre dicendo cose ancora più spiacevoli. “Mani pulite” nei teatri italiani non è mai arrivata e non arriverà mai. I cantanti stessi, quelli stra famosi a parte, non denunceranno mai determinate situazioni per evitare di perdere il poco lavoro che hanno. È triste ma è così! Molti dei teatri importanti all’estero, Zurigo in testa, hanno un’Opera studio e gli allievi vengono impegnati nelle piccole parti. Tutta esperienza. Nei nostri teatri le piccole parti se le contendono, sbranandosi, gli artisti del coro togliendo così la possibilità di lavorare a chi vive solo di quello…mi fermo qui…
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Siamo oramai un paese del terzo mondo , nel panorama lirico internazionale: che tristezza!!!!!!
È vero oramai dobbiamo emigrare per vedere certi spettacoli e sopratutto sentire certi cantanti!!!!
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