Budapest Teatro dell’Opera F. Erkel “Hunyadi Làszlò” 4 Marzo 2023

Programma di sala

Questo mio viaggio presentava due motivi di interesse: il primo riascoltare, dopo il periodo di difficoltà legato alla pandemia, durante il quale il settore dello spettacolo ha sofferto e non poco, Klara Kolonits. Il secondo cogliere l’occasione per ascoltare quest’opera di Erkel, compositore ungherese nato nel 1810 e morto nel 1893 che è considerato il padre della Grand Opèra ungherese ed è anche compositore dell’inno nazionale.

Ferenc Erkel

Parto dall’opera. “Hunyadi László” che, insieme a “Bank ban”, viene regolarmente rappresentata a Budapest a mantenimento di una tradizione che, giustamente, non deve morire e si ispira ad un personaggio storico realmente esistito. Ero molto incuriosito perché di quest’opera conoscevo solo une delle arie del primo soprano che viene definita come “Aria La Grange” perché portata al successo da Anna de La Grange famoso soprano di coloratura francese che visse per un periodo anche in Ungheria dove eseguì ed imparò i ruoli del Grand Opera francese, in accordo con Meyerbeer, in ungherese e dove probabilmente cantò anche il ruolo di Erzsébet Szilágy. La scrittura vocale di quest’aria è veramente impervia, e, da appassionato “sopranologo” (!) quale sono non potevo resistere ed esimermi dall’ascoltare dal vivo questa meraviglia. Erkel, come spiegatomi da Klára oltre ad essere un compositore, era anche direttore d’orchestra e direttore del teatro. Appassionato del belcanto italiano ed in particolare di Donizetti, diresse le prime ungheresi delle opere di questo compositore ed anche di opere verdiane. La sua musica è un misto di tante cose…andiamo da Rossini (evidente nella lunga ed articolata ouverture) al Grand Opera di Meyerbeer con l’utilizzo di temi popolari ungheresi. Una vera sorpresa! L’altra sorpresa consiste proprio nella scrittura vocale che è assolutamente belcantistica ma spinta all’estremo per quanto riguarda tutti i registri vocali. Devo dire che sono uscito da teatro letteralmente stordito dopo circa quattro ore di musica bella e di difficile esecuzione. L’opera, nella sua versione originale, era stata scelta lo scorso anno per la riapertura del teatro dopo il restauro che è diventato un vero gioiello. E’ stato, per me, emozionante rientrare in quel teatro che mi riporta sempre allo spettacolare Roberto Devereux in forma di concerto con un’Edita Gruberova stratosferica nel 2017. La mia ultima visita a Budapest fu per l’ultima Lucia di Edita e per la Lucia di Klára nel 2019, due Lucie assolutamente differenti ed allo stesso tempo straordinarie (cronaca sul blog)…poi la pandemia che ha fermato il mondo.

L’Opera di Budapest
Interno

Che dire dello spettacolo? Con un grande sforzo organizzativo è stato creato uno spettacolo degno di una tradizione che sembra apparentemente morta. Scene e costumi sfarzosi (Krisztina Listopad) di rara bellezza. Regia articolata e assolutamente tradizionale come un’opera di questo genere vuole di Szilveszter Okovacs, coreografie di Tamas Solymosi. Posso immaginare, davanti a tanta meraviglia, l’incredulità dei vari Michieletto e compagnucci; per loro l’indignazione e per me pace fatta con un teatro che tende sempre di più a distruggere l’opera lirica e che considera la musica quasi un optional. Grazie Budapest! Un po’ di bellezza dopo tanti orrori visti da me in giro per l’Europa in questi anni!

Scena iniziale dell’ultimo atto
Ballo

Veniamo ai cantanti. In tutte le mie visite in questo teatro ho sempre riscontrato un livello abbastanza alto ed anche in questo caso ne ho avuto la conferma. Parto proprio da Klara Kolonits. Tutte le volte che parlo di questa cantante mi devo ripetere. Se avesse la possibilità di esibirsi più frequentemente fuori dell’Ungheria spazzolerebbe in un attimo quel mare di spazzatura vocale che ormai ci siamo abituati ad ascoltare. Qui in Italia, per esempio, vige la regola del “gioco dei quattro cantoni”: scambio di pedine e sempre gli stessi che girano. Il potere delle agenzie, spesso conniventi con i teatri, non cesserà mai, dobbiamo farcene una ragione. La Kolonits affronta il ruolo di Etszébet Szilagy che è veramente impervio, con le consuete capacità tecniche che, però, non fanno della coloratura un semplice esercizio. Tutto è sempre al servizio dell’interpretazione e dell’espressività. Nella scena finale, che vede la decapitazione del figlio Laszlo la sua disperazione è tangibile e porta ad una vera commozione. Spero di poterla ascoltare ancora tante volte, magari come augurio, fuori dall’Ungheria! Per chi ha desiderio di ascoltare l’aria “La Grange” ecco il link di un video di questa produzione fatto lo scorso anno. https://www.youtube.com/watch?v=ZtqexBW_eGc

Klára Kolonits

Anche per quanto riguarda i due ruoli tenorili c’è poco da scherzare. Nel ruolo del titolo Szalbocs Brickner presenta una bella voce, generosa e morbida all’occorrenza. Devo dire che quando lo ascoltai in streaming in un concerto da Budapest insieme a Klára non mi aveva fatto la stessa buona impressione, conferma che, quando dico che una voce va ascoltata in teatro è perchè le voci in registrazione sono altra cosa, spesso risultano meglio che dal vivo e spesso peggio. Non c’è verità in una registrazione.

Szalbocs Brickner

Nell’altrettanto difficile ruolo dell’infelice usurpatore Re Laszlo V, il tenore Ádorjan Pataki si disimpegna assai bene, tenendo sempre conto di una scrittura che porta le voci veramente allo stremo.

Adorjan Pataki

Nel ruolo del reggente Ulrik Cillei, András Palerdi che conosco per aver cantato con lui a Trapani anni fa e che purtroppo non ho potuto salutare in quanto, morendo il suo personaggio alla fine del primo atto era ovviamente andato già via, presenta la sua bella e sonora voce di basso sottolineando interpretativamente la cattiveria di questo personaggio che cospira ai danni di Hunyadi Laszlo.

Andras Palerdi

L’altro basso, Krisztián Cser nel ruolo dell’altro cattivo Miklós Gara, personaggio che sarà, in pratica, l’uccisore di László ha una voce enorme. Questa la prima cosa che mi ha colpito. Qualche suono negli estremi acuti un po’ fisso ma nell’insieme, data la difficoltà della scrittura ha avuto un’ottima resa vocale. Molto bene l’interpretazione.

Krisztian Cser

Nel ruolo di Mária Gara, triste fidanzata di László poi obbligata a sposare l’usurpatore, il soprano Kinga Kriszta si disimpegna molto bene eseguendo anche lei un’ardua cabaletta nella scena delle nozze mancate. Peccato un Si naturale non proprio centrato alla fine ma nel complesso una buona resa vocale. Molto bene il duetto con László.

Kinga Kriszta

Negli altri ruoli molto bene il soprano Laura Topolánszky che prestava la sua bella voce al bimbo (Bernát Jonatán Emri) che interpretava il ruolo di Matyas Hunyadi, fratello piccolo di László diventato da adulo Re una volta cacciati gli usurpatori del Regno. Nel ruolo di Rozgony il baritono Lörinc Kósa.

Laura Topolanszky e Bernat Jonatan Emri
Lorinc Kosa

Ottima la direzione dell’evidentemente esperto Balács Kocsár alla guida di un orchestra dal bellissimo ed omogeneo suono.

Balazs Kocsar

Ottima la prestazione del coro diretto da Gabor Csiki impegnatissimo in quest’opera. Presente anche un bellissimo coro di voci bianche diretto da Nikolett Hajzer.

Coro
Ringraziamenti finali
Ensemble
Spartito dell’opera firmato gentilmente da Klára Kolonits

Insomma, una serata che ricorderò! Alla fine, grazie ad Ariel Kaya, assistente della Kolonits, siamo riusciti ad entrare nei camerini dove abbiamo potuto parlare tranquillamente con Klára che è stata, come al solito, gentilissima e felice di vederci e che ci ha raccontato qualcosa in più di Erkel e di quest’opera e ci ha parlato di un CD proprio di arie di questo compositore registrato da poco e che dovebbe uscire a breve. In questo modo si esce da teatro completamente soddisfatti. Poi, ancora due giorni in questa stupenda città della quale sono assolutamente innamorato e dove torno sempre con grande gioia!

Con Klára nei camerini dell’Opera

Grazie come sempre per le fotografie a Guido Palmieri che ha…una fotocamera migliore della mia!!!

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