

Eccomi con una nuova avventura operistica. Sarò pedante ma ogni volta ci tengo a ribadire che le mie “trasferte” sono sempre legate ad un interesse specifico. In questo caso, il motivo è il soprano statunitense Kathryn Lewek. Capitatomi per caso su YouTube un suo video dove interpreta una pazzesca (anche dal punto di vista scenico) Regina della Notte ho approfondito visionandone altri. Uno su tutti, che riguarda la vittoria del terzo premio al concorso Operalia (il concorso di Domingo per capirci), dal quale sono passati molti tra i più celebrati cantanti dei nostri giorni, dove appunto canta un interessantissimo “Regnava nel silenzio” con uno spericolato Mi naturale sopracuto che precede il Re nella chiusa della cabaletta. Quando due anni fa ho realizzato che avrebbe cantato questo ruolo a Nizza (località facilmente raggiungibile per me) ho subito acquistato il biglietto e…vai di pandemia! Salta la stagione ma, coraggiosamente, quest’anno il teatro ha deciso di riprogrammare il titolo. Anche io coraggiosamente ho acquistato quasi un anno fa il biglietto e questa volta ce l’ho fatta!

Le aspettative non sono state deluse. Come sempre sostengo che le voci vanno ascoltate in teatro ma, per quella che è la mia esperienza, già dalle registrazioni, risultava chiaro che non si trattava di una voce di coloratura puro ma una voce di maggior spessore pur possedendo capacità di coloratura assolutamente acrobatiche. Mi è bastata la prima frase (sono pure presuntuoso!) “Ancor non giunse” per capire che mi trovavo davanti anche ad un’interprete di alta levatura. Non c’è stato in tutta l’opera un momento in cui la Lewek abbia lasciato al caso una nota, una frase…era sempre “sul pezzo”! A mio avviso unisce ad una grande natura, un grande istinto ed uno studio vocale ed interpretativo assolutamente approfonditi. Come lei stessa ha affermato ama molto questo ruolo ed era felice di poterlo riprendere dopo tanto tempo. La capisco! In questo momento sta cantando Regine della Notte in tutto il mondo e a lungo andare quello è un personaggio che stufa! In un video pubblicato su Instagram la Lewek a Londra, in camerino, e già truccata da Regina studia Lucia. La Sills scrisse nella sua biografia a proposito della Königin: “Quanto è noiosa!”, come pure la Gruberova la tolse ad un certo punto dal repertorio non perché non potesse più cantarla ma perché si era stufata di stare quattro ore in teatro per cantare due arie (di quella portata!) e perché ormai l’aveva cantata in tutti i teatri più importanti con tutti i più grandi Direttori del tempo. Avrei dovuto ascoltare la Lewek in questo ruolo a Vienna lo scorso autunno con biglietto già acquistato ma per un “incidente di percorso” non riuscii ad andare. Spero di ascoltarla prima che la tolga dal repertorio. Tornando alla sua Lucia, dopo un Regnava nel silenzio che fa rimanere attaccati alla poltrona tanto drammatico era, si lancia in una cabaletta nervosamente gioiosa che, nella coda finale (spesso omessa), la vede eseguire un’acrobazia che la porta fino ad un Sol sopracuto. Amorosa e disperata ma non piagnucolosa nel duetto con Edgardo, altera e “resistente” nel duetto con Enrico, cedevole nella scena con Raimondo, rassegnata durante le nozze e, arrivata alla celebre Pazzia, dà il meglio di se: ogni nota ha un significato, il giusto colore, il giusto peso; esegue una cadenza non di tradizione dove troviamo acrobazie di ogni tipo ma tutto sempre legato all’espressione. Chiude la prima parte non con il consueto Mib sopracuto lasciando il pubblico un po’ sconcertato (sprovveduti ed ignoranti “as usual”!) ma ne piazza uno alla fine della cabaletta che dura più di 10 secondi facendo esplodere il teatro!!! Non amo il “circo” ma “quando ce vo’ ce vo’ “!!! Spero che in Italia qualcuno tra i nostri direttori artistici, che sempre più dimostrano di non capire nulla di voci e sempre più evidenziano il loro assecondare i giochi perversi delle agenzie, si accorga che esiste e la scritturi nei nostri teatri. Spesso sono speranze vane! Brava Kathryn Lewek. Belcanto allo stato puro!

Altra sorpresa il tenore italiano Oreste Cosimo. Confesso che non sapevo nulla di questo giovane cantante e, prima di recarmi a Nizza, ho ascoltato alcune sue registrazioni tra le quali mi ha colpito molto quella relativa a “Les Contès d’Hoffmann” eseguiti proprio con la Lewek alla Deutsche Oper di Berlino. Voce “all’italiana”, bella, generosa …almeno ogni tanto un tenore italiano si fa onore! Stesso riscontro in teatro. A questo unisce una tecnica sicura che gli permette di salire in acuto senza particolari problemi in un ruolo che non lascia scampo a chi tecnicamente non è a posto. Buone le qualità interpretative ed al tutto unisce una bella presenza scenica. Bravo. Sempre per la serie “speriamo”, speriamo di poterlo ascoltare anche in Italia!

Nel ruolo di Enrico, cattivo fratello di Lucia, al posto dell’ammalato Mario Cassi c’era Vladimir Stoyanov. Leggo in genere recensioni molto positive nei suoi confronti. Probabilmente è un problema mio ma, ascoltato anni fa a Genova come Germont padre e qui come Enrico non mi desta alcun entusiasmo. Non posso dire male, assolutamente no ma lo trovo poco rifinito dal punto di vista interpretativo. Canta dal forte al forte (!). Pochissimi colori e, pur possedendo un buon strumento, non mi convince dal punto di vista tecnico. L’unico merito in questo caso è l’essere arrivato solo alla prova generale inserendosi all’ultimo momento. Piccolo incidente nella cabaletta dove ha dimenticato l’apertura di un taglio. Questo, data la situazione contingente è stato irrilevante.

Piccola storia triste. Del cantante che interpretava Raimondo citerò solo il nome…è meglio: Philippe Kahn. Peccato perché questo ruolo, qui eseguito integralmente, offre molto a chi lo canta ma qui eravamo al limite della decenza. Recentemente ho ascoltato a Vienna in questo ruolo Roberto Tagliavini…non aggiungo altro.

Sul versante dei comprimari convince solo l’Alisa di Karine Ohanyan, molto impegnata vocalmente nella stretta del concertato.

Terrificante, come la peggior tradizione vuole, l’Arturo (detto Lo Sposino) di Maurizio Pace. Ho un allievo di 19 anni in conservatorio che avrebbe potuto fare molto meglio.

Meno terrificante ma senza infamia e senza lode e poco udibile il Normanno di Grègoire Mour. A volte mi chiedo se certi cantanti li prendano con i punti del Mulino Bianco!

L’opera, eseguita quasi integralmente è stata diretta con grande perizia e perfetta conoscenza delle esigenze legate al repertorio belcantistico da Andriy Yurkevych. Questo direttore, da me visto operare moltissime volte, è sempre una garanzia. Riesce sempre ad avere una perfetta connessione fra buca e palcoscenico. Cura l’interpretazione dei cantanti con grande attenzione e amore! Uso il termine amore perché questo repertorio si deve amare per poterlo dirigere e lui, evidentemente, lo ama. Bravo e grazie per questa bella lezione.

Ottima la prestazione del coro sotto la guida di Alessandro Zuppardo.


Lo spettacolo. La regia tradizionale di Stefano Vizioli, su un buio impianto scenico da un’idea di Allen Mayer con costumi ottocenteschi dell’Atelier Farani, lascia un giusto spazio all’interpretazione degli interpreti ma sa tanto di raccogliticcio. In ogni caso rivediamo una Lucia con un effettivo abito da sposa e non, che so, in jeans e canottiera data la robaccia che circola (vedi la nuova produzione del Met).

Complimenti, in ogni caso, all’Opèra de Nice che ha il coraggio di non scritturare sempre “i soliti” ma sceglie, magari rischiando, nuove voci che hanno bisogno di essere valorizzate.

Al termine saluti all’amico Enrico Gaudino che lavora nel coro dell’Opèra e che, durante le prove, mi teneva informato (!) ed incontro con Kathryn Lewek che è una persona semplicissima e dolcissima. Abbiamo comunicato in inglese perché non si fida ancora del suo italiano, a dispetto di una pronuncia ineccepibile quando canta. Marito al seguito (credo sia un cantante anche lui), bimba piccola e ne ha anche un altro più piccolo che non c’era. Le ho detto: “Ti lasciamo, sarai stanca..”. Risposta: “Più che altro ho fame”! Troppo simpatica.


Bella conversazione con Oreste Cosimo con cui ho parlato di voce e di tecnica, argomento che gli sta molto a cuore. Mi ha detto che sarà Rodolfo a Torre del Lago la prossima estate. Chissà che io non riesca a fare un salto.


Next! Con un’avventura particolare. Io credo di essere pazzo ma il mio amore per l’opera mi porta a voler conoscere sempre più di questo “assurdo” genere che, o si ama o si odia: l’opera lirica non conosce l’indifferenza! Sarò prossimamente a Budapest per ascoltare l’opera di Erkel “Hunyadi Làszlò”! Come farsela mancare? Hahahahaha!