

Bellissimo il concerto di questa sera al Teatro alla Scala che vedeva come protagonisti il celebre soprano statunitense Renée Fleming ed il pianista Evgeny Kissin. Ci tenevo molto ad assistere a quest’evento in quanto penso fosse l’ultima occasione per me di ascoltare dal vivo questo soprano. Premetto che avevo ricevuto commenti molto spesso discordanti da conoscenti melomani che l’avevano ascoltata come per esempio: “Grande vocalità! Grande interprete!”… oppure: “Vocetta piccola, poco teatrale”! Di fronte a considerazioni così opposte era fondamentale per me un ascolto diretto. Premesso che la Fleming ha ormai sessantaquattro anni e la sua vocalità non sarà certo quella di vent’anni fa mi baso quindi su ciò che ho ascoltato ieri sera. Al di la del fascino personale che ha mostrato fin dal suo primo ingresso sul grande palcoscenico della Scala, che già di per sè catturava l’attenzione del pubblico esibendo poi, nel corso del concerto, due abiti stupendi che esaltavano un fisico di una trentenne al massimo, posso affermare senza alcun dubbio che il soprano ha ancora un controllo assoluto su tutta la gamma eseguendo notevoli pianissimi, mostrando un assetto vocale di tutto rispetto. Sono rimasto incantato da questa voce molto particolare ed usata in modo assolutamente personale. Anche dal punto di vista interpretativo è stata assolutamente convincente e molto comunicativa. Peccato non poterla ascoltare ancora nel repertorio operistico anche perché in questi ultimi anni la sua attività si è svolta essenzialmente negli Stati Uniti ed, in Europa, a Londra e Parigi. Ha portato questo programma in varie città europee e la cosa fa intuire quasi un addio al Vecchio Continente. Lo ripeterà ancora al prossimo Festival di Salisburgo in agosto.


Accanto a lei uno strepitoso Evgeny Kissin, oggi uno dei massimi esponenti del pianismo internazionale, in assoluta sintonia con la Fleming, che ha anche eseguito brani solistici quali Sposalizio, dagli Anni di Pellegrinaggio di Liszt, il Valzer n.1 dai Quatre Valse Oubliées e Mélodie e Sérénade dai Morceaux de Fantasie di Rachmaninov. Un tocco veramente impressionante. La mia posizione in sala permetteva un ascolto ottimale (anche se continuo a pensare che, dopo i lavori di restauro di un po’ di anni fa, l’acustica della Scala sia peggiorata) ed anche il pianissimo più spinto si percepiva come qualcosa di magico ed avvolgente.

Il programma ha visto la Fleming passare da quattro lieder di Schubert: Suleika I, Die Vögel, Lied der Mignon e Rastlose Liebe a tre di Liszt: Freudvoll und Leidvoll, Über allen Gipfeln ist Ruh e Im Rhein in schönen Strome, per proseguire nella seconda parte con due Rachmaninov: Siren’ e Son e ancora due Liszt S’il est un charmant gazon e il celebre Oh! Quand je dors che, a mio avviso, è stato il punto più alto della serata (veramente commovente!), per concludere con due Duparc: Extase e Le manoir de Rosemonde. Il concerto, fra le acclamazioni del pubblico, si è concluso con tre bis: Ave Maria di Schubert, Spring Waters di Rachmaninov ed uno spettacolare Morgen di Strauss.


Ad attenderla in Via Filodrammatici un’orda di cinesi (sicuramente allievi del Conservatorio) eccessivamente rumorosi i quali non hanno permesso una normale comunicazione con il soprano che si è mostrata comunque soddisfatta dell’esito della serata.




Solita nota polemica. il pubblico della Scala è sempre più maleducato! Come è possibile che ancora la gente non sappia che non si deve applaudire se non al termine di ogni ciclo di lieder per non deconcentrare l’artista che li esegue? Mistero. Rumori di ogni tipo nelle gallerie e nei palchi con porte che sbattono, questo causato anche dalle maschere, ragazzotti non decentemente “educati al loro lavoro” che, ultimamente, usano riunirsi poi all’uscita per fumarsi delle canne…una meraviglia. Ma come li assumono? Non un mazzo di fiori donato alla Fleming. Ho assistito ad una discussione all’esterno a proposito di questo fra un abbonato ed il “factotum” Meyer il quale molto sgarbatamente ha risposto che i fiori le sono stati dati privatamente…ma da quando si fa così? E’ finita l’età d’oro della Scala, delle direzioni artistiche come quella di Paolo Grassi ecc.!!! La Scala ha solo il nome ormai. Le stagioni sono tali e quali a quelle di un teatro qualsiasi. Un teatro di “peracottari”, basti ricordare la dicitura sul programma di sala del concerto della Grigorian: Asmik Grigorian BASSO!!! Pazzesco. Questo viene da quello che dovrebbe essere il teatro d’opera più importante del mondo. Mah…mia mamma mi diceva sempre: “E’ finito il bel tempo che fu!”…Niente di più vero.
Grazie come sempre a Guido Palmieri possessore di migliori fotografie e ad Eugenio Osso fotografo degli “assalti”.