

Eccomi a parlare di quella che sarà probabilmente una delle mie ultime trasferte. Tra l’altro bella occasione per incontrarmi con un’amica di vecchia data Laura Romo Contreras, ottimo soprano, che ha diviso con me in passato avventure musicali e che da qualche anno canta nel coro dell’Opera di Montecarlo come pure Paola Scaltriti grande Azucena in un paio di Trovatori cantati con lei. Veniamo a Lakmé. Lakmè è il ruolo nel quale ho ascoltato nel 2017 a Marsiglia dal vivo e per la prima volta Sabine Devieilhe. Li è nato il mio amore per questo soprano e per quest’opera della quale conoscevo molto poco. Da li ho sempre cercato nei limite del mio possibile di seguire quest’artista straordinaria: Blondchen alla Scala, Zerbinetta ad Aix (debutto nel ruolo) ed alla Scala, Arie da Concerto di Mozart a Roma S. Cecilia, Königin Der Nacht nel Zauberflöte a Bruxelles, Sophie nel Rosenkavalier a Zurigo, Marie a Vienna ed a Londra, Ophelie (Hamlet) a Parigi, Constance (Les Dialogues) a Parigi, un concerto a Zurigo in piena pandemia, ancora Lakmè a Madrid fino ad Ilia nell’Idomeneo ad Aix la scorsa estate.

Sabine incarna il vero e puro soprano di coloratura il che significa che se il solito sprovveduto, limitato ed incompetente ascoltatore di audio/video su YouTube assurto a ruolo di melomane esperto, si aspetta di sentire una voce dal volume di una Dimitrova o Nilsson resterà stupidamente deluso o, al meglio, sorpreso. E’ caratteristica e pregio di questa tipologia di soprano l’esilità della voce. Questo non vuole significare “non si sente” anzi, un’ottima proiezione del suono fa apprezzare anche la sua prima ottava e la zona centrale in genere al di la della zona acuta e sopracuta. Ricordo che anni fa Sabine si fece tentare ed avrebbe dovuto debuttare Gilda a Marsiglia, poi cancellò. Le chiesi il motivo di questa cancellazione e lei mi rispose: “No. Lei (Gilda) è troppo grande per me”! Questa è intelligenza!!! A tutte queste caratteristiche tecniche unisce una musicalità pazzesca e straordinarie qualità interpretative che, in una versione in forma di concerto, come questa è stata, risaltano ancora di più! Io mi ripeto sempre e volutamente ma un cantante che proviene dallo studio di uno strumento ha qualcosa in più. Sabine è violoncellista e non aggiungo altro. Venendo allo specifico la sua Lakmè, negli anni, è maturata. Il personaggio è cresciuto sia dal punto di vista vocale sia da quello interpretativo. Il personaggio ha uno scavo maggiore dal punto di vista psicologico e sempre di più ne è chiara la sua visione: Lakmè “intrappolata” dal padre che, per suoi motivi religioso/politici la trasforma in una dea inaccessibile, lei che è solo una fanciulla pura ed ignara delle cose del mondo. Giuro che non c’è stato un momento dell’opera in cui io non mi sia commosso. La preghiera iniziale, l’incontro con Gerald, le famose “clochettes” che per lei non sono solo un esercizio ginnico. Io sono così. Avvertivo l’imbarazzo di mia figlia che era seduta vicino a me, lei che invece è una apparentemente rigida ma che interiorizza tutto. Nel finale, dove la voce di Sabine sembrava arrivare da un altro mondo, le lacrime scendevano senza ritegno e non me ne vergogno. Questa per me è l’opera, questo è quello che deve suscitare e comunicare. Grazie Sabine! In questo momento, per me non facilissimo, le emozioni che mi trasmetti sono una medicina. Spero di avere in futuro altre occasioni “curative” come questa.


Il resto del cast era assolutamente all’altezza. Mi ha molto sorpreso e piaciuto il tenore Cyrille Dubois. Lo avevo ascoltato (in video) proprio come Gerald in una Lakmè con Sabine a Mosca e non mi aveva proprio impressionato ma, come dice sempre a tutti ed a me stesso, le voci vanno ascoltate dal vivo per averne una precisa impressione e così è stato. Tipico tenore lirico leggero di scuola francese e, ovviamente, totalmente a suo agio in questo repertorio e in questo tipo di scrittura vocale. Sicurissimo tecnicamente ed estremamente espressivo. Perfetto partner per la Lakmè di Sabine. Commovente nella sua bellissima aria “Fantaisie aux divin mensonges” e nel finale dell’opera.

Nel ruolo dell’autoritario padre Nilakantha il baritono Lionel Lothe ha presentato una vocalità bella ed imponente dimostrando che anche una voce “grande” può, se sorretta da una tecnica adeguata, cantare piano sfruttando tutte le dinamiche scritte a favore di una grande espressività! Bravo! L’esecuzione della sua aria “Lakmè ton doux regard se voile” è stata oggi un punto altissimo nell’esecuzione dell’opera.

Nel ruolo di Mallika, confidente di Lakmè ed impegnata nel duetto dei Fiori, una delle pagine più note dell’opera grazie anche ad un suo uso smodato in vari spot pubblicitari, il mezzosoprano Fleur Barron mostra una bella vocalità e si trova in perfetta sintonia con il soprano.

Molto bene anche il baritono Pierre Doyen nel ruolo di Frédéric, militare ed amico di Gerald come pure Erminie Blondel, Ellen la figlia del Governatore. Charlotte Bonnet, Rose sua amica, Svetlana Lifar, la Governante di Ellen ed Matthieu Justine, Hadij un servo indù. Questi ruoli non sono poi così marginali ed in questa occasione sono stati eseguiti molto bene ottimizzando così l’alto livello del cast. A Madrid, per esempio, erano discretamente scadenti a parte Enkeleida Schkosa nel ruolo della Governante. Le direzioni artistiche dovrebbero stare attente quando scritturano cantanti per i ruoli comprimari: il basso livello delle seconde parti abbassa il livello di tutta la produzione. Precisi ed adeguati nei loro piccoli interventi durante la scena del mercato Lorenzo Caltagirone, Thierry Di Meo e Przemyslaw Baranek, elementi del Coro.



Ottima la prova dell’Orchestra sotto la direzione di Laurent Campellone. Confesso di aver sentito questo nome per la prima volta e, fatta una ricerca su internet, ho scoperto in lui un esperto nel repertorio francese e considerato, alla pari di Michel Plasson, un suo strenuo difensore nonchè depositario della tradizione.
Ottima anche la prova del Coro istruito da Stefano Visconti. Il coro in quest’opera ha un ruolo importantissimo ed è spesso messo alla prova “viaggiando”in tessiture impervie.


Felicissimo quindi di aver assistito a questa Lakmè in forma di concerto e di aver gioito ancora una volta della grande interpretazione di Sabine Devieilhe o come la definisco io “La Voce degli Angeli”!

Alla fine abbiamo aspettato Sabine che stava partendo per Parigi dove, in questi giorni la produzione trasloca da Montecarlo al Théâtre des Champs Elysées per una rappresentazione. Sempre gentile, semplice ed alla mano, le ho presentato mia figlia Elena che è nata nel suo stesso anno (anni fa mi disse: “Ottima annata!”). Oggi tra l’altro è il suo compleanno che può così festeggiare in famiglia. I veri grandi sono semplici. Questa è Sabine Devieilhe!!! Alla prossima.

Fotografie fornite come sempre dall’amico Guido Palmieri tecnicamente sempre sul pezzo!