Wiener Staatsoper 24 aprile 2022 Donizetti. “Lucia di Lammermoor”

Programma di sala

Devo dire che Vienna mi mancava. Non posso ma soprattutto non so spiegare perché quando mi trovo in questa città mi sembra di essere a casa. Come dice un mio allievo che ci vive da anni: un conto è viverla da turisti, un conto è “viverci”! Gli credo ma, in ogni caso, non ho mai provato questa sensazione in altre città europee da me visitate più volte. Come spettatore sento più mio questo teatro che quello della mia città che, pur piacendomi, sento poco ospitale.

Locandina della recita del 20

Durante il periodo duro della pandemia pensavo che non ci sarei più tornato ed invece eccomi qui per ascoltare e vedere una recita di Lucia di Lammermoor con un cast che ha soddisfatto pienamente le mie aspettative.

Applausi finali

Parto con una considerazione fatta al termine della recita. Il pensiero è andato ai nostri melo -soloni che, invece di pontificare andando a teatro gratis facendosi passare per “critici musicali”, dovrebbero spostare le chiappe di qualche millimetro e soprattuto in autonomia! Io ho un concetto molto diverso da quello che la rete spaccia troppo spesso come critica. In realtà quelle non sono altro che cronache come quelle che faccio io con la differenza che io le propongo come tali specificando che trattasi solo di mie impressioni mentre le melosfrante che passano per critici le propongono come verità assolute. Nessuno se l’abbia a male ma non mi stancherò mai di dirlo.

Foto di rito davanti alla locandina

Parto dallo spettacolo. Questa è una produzione di Laurent Pelly nata recentemente qui a Vienna con una cantante che, come ho scritto un paio di cronache fa, non andrei a sentire nemmeno se mi pagassero! Lo spettacolo non è brutto e non disturba (vedasi la nuova Lucia del Met…..robe da denuncia!!!). Ho trovato altri lavori di Pelly più interessanti ma…accontentiamoci, felici di non vedere schifezze in scena. Lo spazio è occupato quasi interamente da colline innevate con nevicate annesse, bianco che verrà contrastato poi nella scena della Pazzia con un muro rosso ed un lungo tappeto rosso anch’esso che suggerisce ovviamente una striscia di sangue!

Lisette Oropesa al termine della prima parte della Pazzia accolta da un’interminabile ovazione.

Lucia era Lisette Oropesa. Come ho già scritto ogni volta è per me una sorpresa. La Oropesa è una cantante che non si ripete mai. In ogni ruolo che affronta trova spunti diversi sia dal punto di vista vocale sia da quello interpretativo. La sua è una Lucia adolescenziale, piena di energia, vedasi l’aria iniziale, lo scontro con Enrico ed il tentativo di convincere Edgardo della sua estraneità alla decisione presa dal fratello nel farle sposare un altro. Il suo solido bagaglio tecnico le permette di regalarci momenti di grande livello vocale come pure commuove nella sua interpretazione.La Scena della Pazzia è stata eseguita, in un silenzio siderale, con l’ausilio della Glasharmonika che rende una migliore giustizia al brano al posto del flauto spesso troppo lezioso. Per me tra le Lucie dei nostri giorni potrebbe essere quella di riferimento. Non ricordo un trionfo simile dai tempi di Edita Gruberova. Sono impaziente di ascoltarla a Napoli il prossimo settembre come Elvira nei Puritani. Brava Lisette!!!

Lisette Oropesa riceve i meritati applausi al termine
Applausi

Edgardo era Benjamin Bernheim. Non ho mai avuto una grande passione per i tenori ed è cosa nota ma qui mi sono trovato davanti ad una delle più belle voci di tenore da me ascoltate negli ultimi vent’anni! Timbro di rara bellezza. Acuti facili da vero tenore lirico. Ottime qualità interpretative. Ottima presenza scenica. Altro trionfo.

Benjamin Bernheim ai ringraziamenti finali

Il baritono George Petean era Enrico. Questo cantante mi aveva già impressionato a Zurigo come Riccardo nei Puritani anni fa. L’ho trovato maturato e sempre con un registro acuto formidabilmente facile tanto da aggiungere puntature spericolate in momenti insoliti della partitura. Invito i miei concittadini ad andare ad ascoltarlo nell’unica recita che farà di Rigoletto al Carlo Felice il 20 maggio. Provare per credere!

George Petean

Raimondo era Roberto Tagliavini che, sempre a mio avviso, è oggi il miglior basso italiano. Voce stupenda, perfetta gestione del passaggio di registro (e so di cosa parlo!), grandi qualità interpretative e totale senso del legato. Ha cantato stupendamente anche l’aria “Cedi, cedi o più sciagure” che ancora in qualche edizione viene omessa ridando così dignità a questo personaggio che spesso passa inosservato. Bravo!!!

Roberto Tagliavini, applaudito Raimondo

Funzionali ed adeguati al livello dei protagonisti: Josh Lovell (Arturo), Patricia Nolz (Alisa) e Hiroshi Amako (Normanno), gli ultimi due membri dell’Opernstudios.

Applausi finali

Alla direzione Evelino Pidò. Visto dirigere anni fa a Bruxelles il Robert le Diable di Meyerbeer si conferma anche come un direttore conoscitore del repertorio belcantistico. Molti tagli aperti, qualche scelta esecutiva che non mi ha trovato d’accordo ma pur sempre un’ottima interpretazione del capolavoro donizettiano. Segue con attenzione i cantanti che lavorano tranquilli sotto la sua direzione. Coro e orchestra collaborativi ed all’altezza della situazione.

Evelino Pidò
Il Coro della Staatsoper di Vienna

Applausi interminabili al termine della rappresentazione, cosa che ultimamente è capitata raramente ed era viva solo nei miei ricordi.

Applausi finali

Al termine, salutati tutti gli interpreti, mi sono intrattenuto con Lisette con la quale abbiamo scambiato opinioni sullo spettacolo e che, come sempre, è straordinariamente gentile con tutti! Grande serata che mi ha riportato a tempi quasi dimenticati! Viaggio che valeva la pena di intraprendere! Next!!!

Con Lisette Oropesa
George Petean firma il mio programma
Due parole con Roberto Tagliavini
Dalla mia postazione!
Benjamin Bernheim ha firmato una foto fatta a Zurigo due anni fa.

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