
Ed eccomi alla seconda Ariadne straussiana di questa stagione. Unico motivo di reale interesse per questa Ariadne, appunto la seconda nel giro di un mese, era la presenza del soprano statunitense Erin Morley nel ruolo di Zerbinetta. Il soprano era al debutto nel teatro milanese, debutto in realtà anticipato di poco in quanto, durante le prove dell’opera, si è trovata a dover sostituire un’altra collega nell’esecuzione della Seconda Sinfonia di Mahler diretta da Chailly.

Avevo già visto questa produzione dell’opera di Strauss a Vienna nel 2013 e, parte degli interpreti di questa sera, ne facevano parte.

Inizio subito da una nota negativa. Sicuramente per la Scala è stata un’occasione persa. Tutta l’esecuzione è stata condizionata da una direzione scialba e poco attenta a tutte le possibilità timbriche che questa straordinaria partitura può offrire. Questo direttore, tal Michael Boder, che non conoscevo affatto e con un curriculum non particolarmente significativo sembrava essere li per caso. Si è verificata una situazione totalmente opposta all’esecuzione bolognese. Là c’era un’orchestra che non è sicuramente al livello di quella della Scala ma un direttore che ne ha saputo trarre il meglio possibile; qui c’era un’orchestra che è forse una delle migliori in Italia che, sotto quella direzione, sembrava una compagine da sotto provincia. Peccato veramente. Bastava Welser-Möst che diresse la precedente edizione e da me apprezzato anche a Vienna a fare molto meglio. I buu all’indirizzo di Boder, al termine della rappresentazione, non si sono fatti attendere.

Lo spettacolo, che nacque a Salisburgo dove fu eseguita la versione del 1912, quella senza il prologo, e che fu riadattato a Vienna con la versione 1916 non disturba (ed è già molto di questi tempi!) anzi è molto gradevole. Eleganti scene e costumi di Rolf e Marianne Glittenberg e regia adeguata di Sven-Eric Bechtolf qui ripresa da Karin Voykovitsch. Simpatico il costume di Zerbinetta nell’Opera con una gonna che assomigliava nemmeno tanto vagamente ad un pomodoro!

Veniamo alla compagnia di canto. Partendo dal prologo grande disappunto per il Komponist di Sophie Koch. Questa è una cantante che mi ha sempre lasciato perplesso. Ascoltata a Nizza anni fa come inadeguata Adalgisa in una Norma con Edita Gruberova nella quale cantò in quanto organizzatrice di quest’evento di beneficienza ma senza avere le caratteristiche necessarie per affrontare il repertorio belcantistico. Risentita a Parigi nei Dialogue di Poulenc e sicuramente più a suo agio. La Koch ha affrontato il ruolo del Komponist molte volte nella sua carriera e, dalle cronache, mi aspettavo molto. A dispetto di grandi qualità interpretative, in questa sera ha palesato grandi problemi di intonazione ed un’emissione nel registro medio acuto assai curiosa con una pronuncia della vocale “O” molto simile alla voce di Topo Gigio. Applaudita comunque sicuramente più per l’interpretazione che per la strana vocalità.

Ariadne era il soprano bulgaro Krassimira Stoyanova, da me ascoltata in questo ruolo anche a Vienna nel 2013 ed alla Scala nel 2019 e, sempre Scala ed a Zurigo quale Marschallin nel Rosenkavalier. Il soprano si conferma come una vera fuoriclasse. Se chi l’ascolta pensa di trovare il “soprano wagneriano urlante” probabilmente resterà deluso. A me piace soprattutto sentire cantar bene e la Stoyanova è un vero esempio di ciò. Grande tecnica, voce che permette una vasta gamma di colori e grandi capacità interpretative unite ad una recitazione intensa. Ricordo che a Vienna nel 2013 ero con mia figlia, personaggio molto difficile, selettivo e soprattutto molto competente! Come la Stoyanova aprì bocca sgranò gli occhi e mi disse sorpresa: “Da dove esce???”. Il soprano infatti non era molto conosciuta in Italia ed è stato grazie a Pereira se c’è stato questo sdoganamento ed è venuta a cantare alla Scala.

Stephen Gould era Bacchus. Da me già ascoltato a Vienna, il tenore, di tipico stampo wagneriano, si difende ancora bene in un ruolo breve ma impervio come pochi. Strauss, come ho già detto più volte odiava i tenori e li ha maltrattati, vocalmente parlando, più che ha potuto! Gould ha ancora una notevole tenuta vocale anche se ricordo che nel 2013 proponeva qualche finezza in più su certe frasi ma…il tempo passa per tutti.

Arriviamo a Erin Morley. Il soprano statunitense ha tutte le carte in regola per affrontare senza paura alcuna un ruolo monstre come quello di Zerbinetta. Emissione facile in tutti i registri, ottime agilità e soprattutto gestione del registro sopracuto impressionante. Dopo la Gruberova, è stata l’unica volta in cui ho ascoltato in teatro la frase che, nel finale della difficilissima aria, prevede un trillo sulle note Re e Mi sopracuto, eseguita senza interruzioni e con un’unico fiato. Si uniscano a questo grandi qualità interpretative e di comunicazione con il pubblico…non è poco. Qui devo spendere due righe su una caratteristica per me molto importante: La Morley, come la Stoyanova (che è violinista) è una musicista completa. Oltre ad essere una cantante straordinaria è anche una pianista altrettanto straordinaria. Non me ne vogliano i colleghi cantanti ma questo per me fa la differenza. Anche Sabine Devieilhe, precedente Zerbinetta alla Scala nel 2019 è una violoncellista. Grazie ad un orecchio attento ed allenato capisco immediatamente anche senza saperlo se un cantante è solo un cantante o è anche uno strumentista. Del resto io sono arrivato al canto a 28 anni quando già avevo un diploma in pianoforte ed uno in fagotto con esperienza in orchestra. Nella mia carriera non sono certo stato apprezzato per la bellezza della mia voce ma essere un musicista mi ha aiutato tantissimo. L’essere musicista ha permesso alla Morley di affrontare il ruolo impervio di Eurydice del giovane compositore Matthew Aucoin che ha debuttato recentemente al Metropolitan di New York. Felicissimo di averla ascoltata e conosciuta al termine della rappresentazione. Un esempio di gentilezza e simpatia! Sorpresa del fatto che io le abbia fatto firmare il mio spartito dell’Ariadne già firmato a suo tempo da Edita Gruberova, Karl Böhm e recentemente da Sabine Devieilhe. Ora era giustamente il suo turno! Brava! Spero di poterla ascoltare ancora in tempi non troppo lontani!

Circa la moltitudine di personaggi che in quest’opera cantano cito prima di tutto le tre ninfe: Caterina Sala (Nayade), Olga Bezsmertna (Echo) e Rachel Frenkel (Driade). Voci molto ben fuse insieme nei loro terzetti. Molto bene la Sala nelle sue acrobazie vocali nella scena che apre l’Opera.

Bene anche le quattro maschere. Leonardo Navarro (Brighella), Jongmin Park (Truffaldin), Jingxu Xiahou (Scaramuccio e recentemente ascoltato come Tebaldo nei Capuleti sempre alla Scala)) e Rafael Fingerlos (Harlequin).

Tra tutti gli altri mi sento di citare il bravissimo Tanzmeister di Norbert Ernst da me ascoltato anche a Vienna in questo ruolo ed il corretto Markus Werba (Musiklehrer).

Notevole, nel ruolo parlato del Haushofmeister l’attore Gregor Bloèb.

Bella serata in ogni caso con quest’opera che amo particolarmente. Alla fine saluti agli interpreti. Ci sarà un’Ariadne anche a Firenze a Giugno…non c’è due senza tre? Chissà. Per ora mi aspetta domenica Lucia di Lammermoor a Vienna con Lisette Oropesa, Benjamin Bernheim, Georg Petean ed il bravissimo ed amico Roberto Tagliavini. Next!




