München 17 Marzo 2019 Roberto Devereux Ciao Edita!!!

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Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato ma non ci volevo pensare. Come ho già detto in un articolo del blog di qualche tempo fa la voce di Edita Gruberova mi ha accompagnato fin dal 1977 quando l’ascoltai per la prima volta e mi fece innamorare perdutamente. Per quarantadue anni ho seguito con attenzione la sua attività, la sua evoluzione, ho viaggiato per poterla ascoltare (rare le sue apparizioni italiane), per gioire di quell’arte e tornare a casa carico ogni volta di energia nuova. Questa ripresa del Roberto Devereux,  nato con lei quindici anni fa a firma di Christof Loy dove Elisabetta sembra quasi avere le sembianze di Margaret Thatcher, risulta essere la sua ultima esibizione in una produzione operistica quindi, anche se in quest’opera l’avevo già ascoltata in tre occasioni diverse nell’arco di vent’anni, non potevo non essere presente. Voglio pensare che la signora Gruberova sapesse che questa sarebbe stata la mia ultima volta e che abbia dedicato a me la recita! Sono invece certo che la scelta sia caduta su questo ruolo perche, detto da lei stessa, tra i ruoli belcantistici da lei affrontati è quello che ama ed ha amato di più. Complice il riposo forzato di circa un mese per una brutta influenza che le ha fatto posticipare due concerti ha dominato, a settantatré anni, la parte con una tenuta vocale impressionante ed un’intensità interpretativa da brivido. Gli occhi lucidi di tutto il teatro ed il silenzio quasi metafisico che hanno accompagnato la sua scena finale non hanno precedenti. Sono certo che ognuno dei presenti era convinto di essere sul palcoscenico con lei a fare da corona alla disperazione della Regina nel sentirsi tradita ed apprendere alla fine che Roberto è stato giustiziato perché il famoso anello che lo avrebbe potuto salvare non è arrivato in tempo per bloccarne l’esecuzione. Già nelle mie ultime trasferte, conscio dell’avvicinarsi della fine di questi miei viaggi, ho pianto molto e non me ne vergogno: ieri sera di più. Ho provato un disagio interno senza fine. Continuavo a dirmi: “E’ l’ultima volta. Cerca di “assorbire” tutto quello che ti arriva. Non sentirai più dal vivo questa voce che ti ha anche aiutato tanto in momenti difficili”. Inaccettabile. E’ stata una giornata strana. Il tempo era bello ma poche ore prima della recita il cielo si è oscurato e si è alzato un vento incredibile. L’ho aspettata fuori prima che entrasse per farle gli “in bocca al lupo”. Grandi sorrisi…lei sa che io se posso ci sono. Alla fine l’abbiamo aspettata in un clima in parte gioioso in parte triste. C’erano Guido, Vera, Chris (mancava Anna a casa influenzata) e tutti gli affezionati. C’era anche la mitica Akina venuta appositamente dal Giappone. Come sempre. Battute, sorrisi. Era molto soddisfatta. Non ho avuto il coraggio di dirle che non mi avrebbe più visto, le ho solo chiesto il permesso di darle un bacio prima di accomiatarmi. Lei mi ha guardato un po’ stranita (non lo avevo mai fatto) e mi ha detto “Certo!” e mi ha chiesto di portare i suoi saluti ad Elena. Sono pazzo? Forse. So solo che un pezzo importante della mia vita mi sta lasciando ed è un periodo che troppe cose importanti mi stanno lasciando. La sua voce e la sua arte saranno sempre dentro il mio cuore e so che in momenti di sconforto ascoltare una sua registrazione mi aiuterà sempre. Ciao Edita. Grazie per tutto quello che mi hai dato in questi anni. Spero che tu possa dedicarti all’insegnamento e trasmettere, con competenza a giovani di talento, la tua arte.

Qualche parola sullo spettacolo. Visto in teatro e non nel DVD che uscì in occasione di una qualche ripresa ha un’altra valenza. Non amo come sapete gli stravolgimenti ma c’era una tensione nella recitazione ed una partecipazione da parte di tutti che faceva dimenticare lo spostamento di epoca. Bellissime luci che valorizzavano scene ed interpreti. Il momento il cui Elisabetta, al colmo della follia, si toglie la parrucca mostrando una testa pressoché pelata suscitando l’orrore dei presenti non lo dimenticherò mai.

Gli altri interpreti. Straordinaria l’interpretazione di Silvia Tro-Santafè nel ruolo di Sara, ascoltata da me a Genova quale Elisabetta nella Maria Stuarda un paio di anni fa. La cantante manifesta una vocalità di tutto rispetto. Ricordo che il ruolo di Sara presenta un impegno nel registro acuto notevole ma anche in quello grave. La cantante è stata assolutamente convincente scatenando gli applausi del pubblico al termine della rappresentazione.

Stessa cosa vale per il tenore Charles Castronovo con il quale ho avuto il piacere di cantare in occasione della sua prima (forse) esibizione  italiana a Genova ne La Traviata nel 2004. Voce molto bella, “italiana” (le sue origini, anche se nato negli Stati Uniti sono siciliane…ricordo che parlava uno strano italiano quando venne a Genova), capace di “colorare” il suono, smorzare gli acuti. Un piacere ascoltarlo. Mi ha detto che forse il prossimo anno sarà alla Scala. Glielo auguro di tutto cuore.

Non posso dire lo stesso (ma è un mio gusto personale) del baritono (?) Vito Priante. Voce dal colore anonimo, interprete fin troppo misurato dato il carattere del personaggio. Più attivo nel duetto con Sara che, data la regia, lo costringeva a particolari equilibrismi ma, sempre a mio avviso, “spettatore” del suo ruolo.

Adeguate le seconde parti e ottima la prestazione del coro della Bayerische Staatsoper.

L’orchestra, sotto la guida di Friedrich Haider ex compagno della Gruberova che non cantava diretta da lui da diversi anni, ha ben risposto grazie all’ottimo gesto del maestro ed alla sua competenza relativa al repertorio belcantistico che ha maturato negli anni in cui i due stavano insieme. Equilibrio fra buca e palco perfetto.

Pubblico molto partecipe e scatenato (in maniera educata ma viva). Questa la cronaca di una serata che, sotto un certo aspetto, non avrei voluto mai vivere ma che ricorderò per sempre e con amore infinito per colei che tanto artisticamente mi ha dato.

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Edita Gruberova al termine della rappresentazione

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Saluti all’ultimo monumento della lirica che sicuramente entrerà a far parte della storia della vocalità.

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