Confesso che sono andato a Nizza per questo Don Giovanni (rischiando di non riuscirci a causa del ghiaccio post neve che bloccava l’auto) solo per ascoltare la Donna Elvira di Alessandra Volpe perché, a parte Mirco Palazzi, nel ruolo di Leporello, nessuno dei componenti del cast attirava la mia attenzione.
Quella di Alessandra Volpeè stata l’ennesima conferma dell’impressione che ne ebbi la prima volta che la ascoltai come Adalgisa a San Gallo, peraltro in un pomeriggio in cui il teatro aveva informato il pubblico di una sua indisposizione (!). Bellissima voce di mezzosoprano scura di natura (niente artifici!); notevole estensione. Esegue il ruolo di Donna Elvira nella versione mezzosopranile che crea un giusto distacco dal personaggio di Donna Anna. (tanti mezzosoprani si sono cimentati in questo ruolo, Agnes Baltsa in testa); grande musicalità che scaturisce sicuramente dall’istinto ma anche da una accurata preparazione musicale e qualità interpretative e di recitazione eccezionali, aiutate da un’avvenenza fisica non comune.
Spero di poterla ascoltare in Carmen, ruolo che accomuna tutte queste caratteristiche e sembra scritto per lei.
Unico altro elemento notevole del cast è stato, come prevedevo, Mirco Palazzi. Questo giovane basso che ormai è abituale frequentatore di tutti i più importanti teatri d’opera ha confermato una vocalità perfetta per questo repertorio rendendo a Leporello, grazie anche ad una regia non “invasiva” , una sua dignità che spesso gli viene tolta da cattive recitazioni e, ultimamente, da regie improponibili.
Il resto del cast si è mantenuto su un livello di discreta routine. Il basso Andrei Kymac presenta una adeguata vocalità per il ruolo (anche se un po’ in difficoltà nel finale). La pronuncia lascia un po’ a desiderare e, pur avendo il “physique du ròle”, ha il sex appeal di un carciofo (!).
Il soprano Natalya Pavlova dispone di uno strumento abbastanza modesto ed esegue correttamente il suo compitino esibendo una drammaticità pari a quella di un bignè alla crema. Donna Anna è ben altra cosa.
Anche il tenore Matteo Falcier come Don Ottavio non va oltre un compito anche se ben eseguito.
Il Masetto di Daniel Giulianini presenta un bella vocalità ma, forse per cercare di risaltare, è sempre sopra le righe nell’esecuzione dei recitativi. Troppo.
Meglio fa il soprano Veronica Granatiero nel ruolo di Zerlina. Voce non particolarmente importante ma assolutamente adatta a questa tipologia di ruolo unita ad un’interpretazione spigliata: assolutamente nella parte.
Nulla di che il Commendatore di Ramaz Chikviladze(ma dove li pescano?).
Notevole la presenza del continuo sul palco di AnthonyBallantyne. Confesso che all’inizio pensavo che fosse una comparsa! Unica cosa, a tratti i recitativi erano un po’ troppo “colorati” e quasi si faceva fatica ad identificare la tonalità del momento.
Molto buona la direzione di Gyorgy G. Rath. Tempi che permettevano ai cantanti di respirare senza estremismi eccessivi molto di moda oggi per chi si cimenta con il repertorio mozartiano. Io ho sempre pensato che se i direttori che si occupano di opera come pure i registi si “affidassero” alla musica farebbero meno guai!
Lo spettacolo di Daniel Benoin era interessante ed elegante senza gridare al miracolo. La fatica era tutta dei cantanti che avevano a che fare con un letto che occupava tutto il palcoscenico e, sicuramente, camminare, correre rotolarsi ecc. non era proprio agevole ma il risultato era buono. Oggi, evidentemente le proiezioni nelle produzioni d’opera cominciano a farla da padrone e qui erano a cura di Paulo Correia. Eleganti scenografie di Jeanne-Pierre Laporte e bei costumi di Natalie Bérard e valorizzati da luci appropriate.
In ogni caso Don Giovanni rimane quella grande opera che ascolto e ascolterei per sempre, come del resto tutta la produzione mozartiana alla quale sono molto legato anche come esecutore!
Alla prossima a Budapest con l’ultima Lucia della grande Edita!