Partiamo dal presupposto che la Genova musicale è quella che è…o meglio non è! Questo concerto in una città dove la musica è viva (e, dati i miei ultimi giri lo posso testimoniare!), avrebbe dovuto registrare l’esaurito almeno due mesi fa! La realta? 400 biglietti venduti in un teatro che copre 2000 posti. Questi due artisti richiesti da tutti i teatri del mondo si saranno chiesti: “Ma dove siamo finiti?”. Questa è la Genova che mi fa vergognare di essere genovese. Ho chiesto scusa ai due artisti da parte della città! Qui va così! Ci sono state recite di Aida esaurite con un primo cast formato da cantanti che vent’anni fa non avrebbero cantato nemmeno in provincia con (almeno!) la sorpresa di due bravissime cantanti nella seconda compagnia, Alessandra Volpe e Maria Teresa Leva (che sta trionfando in questi giorni a Barcellona in Butterfly!) e, vedi un po’, per un concerto di questa portata, 400 persone! Che tristezza!
Gli unici motivi di interesse di questa stagione erano e sono questo concerto e la presenza (incrociamo le dita!) di Ludovic Tezier in due recite del verdiano Simon Boccanegra.
L’aspettativa nei confronti di questi due artisti non è stata delusa. Non avevo mai ascoltato Spyres in teatro ma solo in registrazione. Voce dal colore accattivante. E’ forse l’unico che incarna oggi la figura del baritenore, voce abituale ai tempi di Rossini ed è risultato evidente dall’aria della Zelmira che ha aperto “le danze”. Scrittura impervia che copre un’estensione che va veramente da quella del baritono a quella del tenore acuto. Qui ha sciorinato tutto il suo bagaglio tecnico che è di tutto rispetto. Così si è comportato in quasi tutte i brani che ha eseguito. Non so però se cantare Verdi sia un suo obiettivo ma spero di no perchè già nell’aria dei Due Foscari ma soprattutto in Trovatore non ha reso come nel repertorio prettamente belcantistico. Il passaggio al registro acuto e sopracuto fa si che la voce perda timbro e volume quindi il famoso Do della Pira ha lasciato tutti alquanto perplessi. Assolutamente a suo agio invece nei duetti di Sonnambula, Puritani e in quello di Lucia di Lammermoor dove arriva in una cadenza a cantare un Fa sopracuto (previsto per lei ma non per lui che dovrebbe stare una terza sotto), assieme al soprano. Molto espressivo mi piacerebbe ascoltarlo in un’opera completa. Alla domanda. “Programmi in Italia?” risposta “Niente…forse Pesaro nel 2020”. Cantanti che cantano in tutto il mondo non possono stare al passo dei teatri italiani dove si programma tutto o quasi all’ultimo momento. E’ triste ma è così…da li i miei vari viaggi all’estero…
Jessica Pratt. Ho ascoltato in teatro questa cantante già due volte, in Lucia di Lammermoor ed in Rosmonda d’Inghilterra. Di lei sorprende la facilità di emissione soprattutto nei registri acuto e sopracuto. Premesso (ma lo dico sempre) che io esprimo solamente un mio parere personale, purtroppo devo dire che non riesce ad emozionarmi. Sotto questo aspetto mi fa venire in mente la sua celebre connazionale Joan Sutherland: grande belcantista che non mi ha mai spostato di un millimetro (e l’ho ascoltata anche in teatro sebbene al termine della sua carriera). Questa sera la Pratt comunque mi è sembrata più presente e partecipe delle altre volte in cui l’ho ascoltata, soprattutto nella scena finale di Sonnambula. Molto bene la grande aria di Traviata e i duetti con Spyres ma, ripeto, non mi emoziona e, ahimè, io vado a teatro per quello. Tecnicamente a posto (il miB di Olympia non era proprio una perla ma forse era ancora un po’ fredda). Attenzione, sono comunque osservazioni fatte ad una cantante di grandissimo livello e che spero di sentire ancora a lungo!
Ottima la direzione di Andriy Yurkevych che avevo apprezzato già anni fa in una Lucrezia Borgia a Berlino e lo scorso anno in Simon Boccanegra a Bologna e che dirigerà anche a Genova. Ottima anche la prova del coro.
Bis molto generosi con la Pratt scatenatissima nell’aria di Cunegonde dal Candide di Bernstein! Duetto Traviata, duetto Rigoletto e Spyres con un’aria che, francamente, non ho identificato ma qualcuno diceva di essere stata scritta da Caruso. Tanti applausi da parte del pubblico presente (pochi ma buoni!) con il desiderio Evla di vedere e sentire più spesso calibri di questa portata nel teatro della mia città.
Nelle foto i tre ai ringraziamenti finali e Spyres e la Pratt con me!
4 pensieri riguardo “Genova Teatro Carlo Felice 18 Gennaio 2019 Concerto Michael Spyres e Jessica Pratt”
Ciao, grazie per la recensione, che copre un vuoto nella comunicazione odierna. Ormai se si cerca sui giornali o in internet si trovano solo gli annunci degli spettacoli ma mai serie e oneste recensioni da parte di chi li ha poi davvero visti. Ho ascoltato il concerto in streaming, generosissima iniziativa del Teatro. Ottimi entrambi! Sono rimasta impressionata dalla vocalità del tenore, chissà perché mi aspettavo una voce alla Florez. Invece ha una voce imponente, scura, virile, capace di raggiungere profondità baritonali e svettanti sopracuti. Concordo sul fatto che l’aria del Trovatore, non congeniale a un pur così straordinario strumento vocale, ha rischiato di appannarne la prestazione.
Grazie Riccardo della recensione , mi é dispiaciuto davveronon essere in teatro…io avevo il biglietto da mesi ma l’influenza mi ha bloccato:sono d’accordo con te Genovesi….parafrasando Rigoletto Vil razza dannata .,,il concerto con calibri di questo genere sarebbe dovuto essere sold out! Ma siamo a Genova
Due meravigliosi artisti! Una direzione veramente impeccabile ! Un encomio ai nostri coristi ed ai musicisti dell’orchestra del Teatro Carlo Felice …alla prox grazie
Grazie della recensione. Ho seguito lo spettacolo in streaming. Segnalo però che la nota della Pratt nella prima aria era un Sol sovracuto e non un Mib cinque semitoni più in basso. Una nota talmente rara che val la pena non confonderla con una molto più ordinaria. Il registro acuto della Pratt è effettivamente sorprendente.
Quanto al trasporto degli interpreti, io ho trovato invece interessante vedere come il programma partisse da un automa meccanico simbolo di freddezza e poi attraversasse il panorama belcantista (che va cantato di precisione e senza gli artifici tipici del verismo) aggiungendo sempre più componente “interpretativa” man mano che ci si spostava verso Verdi. Violetta era già tutta languidi sospiri e passione. Su Candide poi quasi una diversa artista. Peccato che non si sentisse bene l’audio dal sito (credo perché abbia abbandonato i microfoni per muoversi fra l’orchestra). Immagino comunque che sia stata cantata bene vista l’ovazione esplosa dal pubblico alla fine.
Insomma penso che la Pratt “scelga” di essere precisa e raffinata perché, come visto, se vuole, può anche far diversamente. È vero dicevano lo stesso della Sutherland. Non penso francamente che la Pratt vada paragonata a “La Stupenda”, ma di certo è una delle migliori al mondo al momento ed è una bella fortuna poterla sentire spesso in Italia.
Gentilissima Anna, intanto grazie per aver commentato questo mio scritto e mi fa piacere risponderle. Probabilmente circa il sopracuto mi sono espresso male o lei ha inteso male il mio scritto. Non mi riferivo al La bemolle (non sol naturale come lei scrive in quanto un sol naturale in una tonalità di Mi B maggiore proprio non ci starebbe!) toccato dalla Pratt nell’ultima cadenza ma al Mi Bemolle che chiude l’aria prima di scendere alla tonica che, ribadisco, risentito più volte dalla registrazione che ho fatto una perla non era! Mi scuso se puntualizzo ma su questo sono realmente inattaccabile. Sono un cantante dalla carriera più che ventennale che ho volutamente lasciato per dedicarmi all’insegnamento e sono anche diplomato in pianoforte e fagotto ed ho suonato in orchestra prima di dedicarmi al canto quindi credo di saper distinguere un suono da un altro. Al di la di questo, se vuole ascoltare un registro acuto e sopracuto veramente “sorprendente” per usare il suo termine vada ad ascoltare Sabine Devieilhe. Diciamo che quello della Pratt è sorprendente e quello della Devieilhe “veramente sorprendente” In ogni caso i paragoni fra cantanti lasciano sempre il tempo che trovano perché poi, a parte le oggettività, trattasi sempre di gusto personale. Ho solo fatto notare, che casualmente lei e la Sutherland hanno la stessa nazionalità (anche se la Pratt è di origini inglesi) e le ho accomunate per quanto riguarda una certa freddezza interpretativa ma non è un paragone e, come anche ho scritto e se ha letto bene, queste sono mie impressioni e sono osservazioni fatte ad un’artista di grandissimo livello poi…magari a lei piacciono le arance e a me i mandarini ma non è detto che le une siano cattive e gli altri buoni o viceversa. Voglio essere ancora più preciso. Della Pratt non condivido nemmeno il modo di affrontare la coloratura perché di “precisione” di cui lei parla non ne trovo spesso. Certo, l’estensione è notevole ma i sopracuti tenuti e non sfiorati o picchettati, che sono spesso affrontati con tipi di emissioni diverse, hanno sovente una certa fissità che non fa pensare ad una tecnica sicurissima.
Detto ciò circa la fortuna di poterla sentire spesso in Italia sono d’accordo con lei. Per Genova, come ho scritto, un’occasione sprecata. Il Carlo Felice non si è nemmeno degnato di farle avere alla fine, come si usa nei teatri seri, un mazzo di fiori. Una vera vergogna. Rimane per me il fatto che il brano dove ha dato il meglio e, per assurdo, di più difficile resa sia stato il finale di Sonnambula. Amina è un ruolo che probabilmente le è molto congeniale. Circa Traviata non riesco sinceramente ad immaginarla nello spessore drammatico del secondo e terzo atto. Con Cunegonde era nel suo, sia dal punto di vista linguistico che dal punto di vista della tessitura vocale ed ha saputo, fortunatamente, “animare” questa banale aria (che io ho sempre definito la Regina della Notte dei poveri) in modo da dimostrare che riesce anche a “divertirsi e divertire”. A proposito della lingua trovo deprecabile lo sbaglio sia da parte sua che di Spyres di tante parole: singolari e plurali e viceversa ed altro. Se noi cantanti italiani andiamo a cantare in Germania in tedesco e sbagliamo solo che un accento ci sbranano vivi. Noi italiani siamo un po’ troppo esterofili e perdoniamo sempre…non è così per noi all’estero…ribadisco!
Le auguro un buon proseguimento nella bella musica e mi legga ancora se le fa piacere. A me farà ancora più piacere sapere come si chiama. Anna in effetti è un po’ poco e a me piace sapere con chi mi sto relazionando. Immagino che lei abbia trovato il link al mio blog su Facebook quindi sa chi sono e che mi chiamo Riccardo Ristori.
Alla prossima e cordialissimi saluti!
Ciao, grazie per la recensione, che copre un vuoto nella comunicazione odierna. Ormai se si cerca sui giornali o in internet si trovano solo gli annunci degli spettacoli ma mai serie e oneste recensioni da parte di chi li ha poi davvero visti. Ho ascoltato il concerto in streaming, generosissima iniziativa del Teatro. Ottimi entrambi! Sono rimasta impressionata dalla vocalità del tenore, chissà perché mi aspettavo una voce alla Florez. Invece ha una voce imponente, scura, virile, capace di raggiungere profondità baritonali e svettanti sopracuti. Concordo sul fatto che l’aria del Trovatore, non congeniale a un pur così straordinario strumento vocale, ha rischiato di appannarne la prestazione.
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Grazie Riccardo della recensione , mi é dispiaciuto davveronon essere in teatro…io avevo il biglietto da mesi ma l’influenza mi ha bloccato:sono d’accordo con te Genovesi….parafrasando Rigoletto Vil razza dannata .,,il concerto con calibri di questo genere sarebbe dovuto essere sold out! Ma siamo a Genova
Due meravigliosi artisti! Una direzione veramente impeccabile ! Un encomio ai nostri coristi ed ai musicisti dell’orchestra del Teatro Carlo Felice …alla prox grazie
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Gentile Riccardo,
Grazie della recensione. Ho seguito lo spettacolo in streaming. Segnalo però che la nota della Pratt nella prima aria era un Sol sovracuto e non un Mib cinque semitoni più in basso. Una nota talmente rara che val la pena non confonderla con una molto più ordinaria. Il registro acuto della Pratt è effettivamente sorprendente.
Quanto al trasporto degli interpreti, io ho trovato invece interessante vedere come il programma partisse da un automa meccanico simbolo di freddezza e poi attraversasse il panorama belcantista (che va cantato di precisione e senza gli artifici tipici del verismo) aggiungendo sempre più componente “interpretativa” man mano che ci si spostava verso Verdi. Violetta era già tutta languidi sospiri e passione. Su Candide poi quasi una diversa artista. Peccato che non si sentisse bene l’audio dal sito (credo perché abbia abbandonato i microfoni per muoversi fra l’orchestra). Immagino comunque che sia stata cantata bene vista l’ovazione esplosa dal pubblico alla fine.
Insomma penso che la Pratt “scelga” di essere precisa e raffinata perché, come visto, se vuole, può anche far diversamente. È vero dicevano lo stesso della Sutherland. Non penso francamente che la Pratt vada paragonata a “La Stupenda”, ma di certo è una delle migliori al mondo al momento ed è una bella fortuna poterla sentire spesso in Italia.
Di nuovo grazie per la tua recensione,
Saluti,
Anna
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Gentilissima Anna, intanto grazie per aver commentato questo mio scritto e mi fa piacere risponderle. Probabilmente circa il sopracuto mi sono espresso male o lei ha inteso male il mio scritto. Non mi riferivo al La bemolle (non sol naturale come lei scrive in quanto un sol naturale in una tonalità di Mi B maggiore proprio non ci starebbe!) toccato dalla Pratt nell’ultima cadenza ma al Mi Bemolle che chiude l’aria prima di scendere alla tonica che, ribadisco, risentito più volte dalla registrazione che ho fatto una perla non era! Mi scuso se puntualizzo ma su questo sono realmente inattaccabile. Sono un cantante dalla carriera più che ventennale che ho volutamente lasciato per dedicarmi all’insegnamento e sono anche diplomato in pianoforte e fagotto ed ho suonato in orchestra prima di dedicarmi al canto quindi credo di saper distinguere un suono da un altro. Al di la di questo, se vuole ascoltare un registro acuto e sopracuto veramente “sorprendente” per usare il suo termine vada ad ascoltare Sabine Devieilhe. Diciamo che quello della Pratt è sorprendente e quello della Devieilhe “veramente sorprendente” In ogni caso i paragoni fra cantanti lasciano sempre il tempo che trovano perché poi, a parte le oggettività, trattasi sempre di gusto personale. Ho solo fatto notare, che casualmente lei e la Sutherland hanno la stessa nazionalità (anche se la Pratt è di origini inglesi) e le ho accomunate per quanto riguarda una certa freddezza interpretativa ma non è un paragone e, come anche ho scritto e se ha letto bene, queste sono mie impressioni e sono osservazioni fatte ad un’artista di grandissimo livello poi…magari a lei piacciono le arance e a me i mandarini ma non è detto che le une siano cattive e gli altri buoni o viceversa. Voglio essere ancora più preciso. Della Pratt non condivido nemmeno il modo di affrontare la coloratura perché di “precisione” di cui lei parla non ne trovo spesso. Certo, l’estensione è notevole ma i sopracuti tenuti e non sfiorati o picchettati, che sono spesso affrontati con tipi di emissioni diverse, hanno sovente una certa fissità che non fa pensare ad una tecnica sicurissima.
Detto ciò circa la fortuna di poterla sentire spesso in Italia sono d’accordo con lei. Per Genova, come ho scritto, un’occasione sprecata. Il Carlo Felice non si è nemmeno degnato di farle avere alla fine, come si usa nei teatri seri, un mazzo di fiori. Una vera vergogna. Rimane per me il fatto che il brano dove ha dato il meglio e, per assurdo, di più difficile resa sia stato il finale di Sonnambula. Amina è un ruolo che probabilmente le è molto congeniale. Circa Traviata non riesco sinceramente ad immaginarla nello spessore drammatico del secondo e terzo atto. Con Cunegonde era nel suo, sia dal punto di vista linguistico che dal punto di vista della tessitura vocale ed ha saputo, fortunatamente, “animare” questa banale aria (che io ho sempre definito la Regina della Notte dei poveri) in modo da dimostrare che riesce anche a “divertirsi e divertire”. A proposito della lingua trovo deprecabile lo sbaglio sia da parte sua che di Spyres di tante parole: singolari e plurali e viceversa ed altro. Se noi cantanti italiani andiamo a cantare in Germania in tedesco e sbagliamo solo che un accento ci sbranano vivi. Noi italiani siamo un po’ troppo esterofili e perdoniamo sempre…non è così per noi all’estero…ribadisco!
Le auguro un buon proseguimento nella bella musica e mi legga ancora se le fa piacere. A me farà ancora più piacere sapere come si chiama. Anna in effetti è un po’ poco e a me piace sapere con chi mi sto relazionando. Immagino che lei abbia trovato il link al mio blog su Facebook quindi sa chi sono e che mi chiamo Riccardo Ristori.
Alla prossima e cordialissimi saluti!
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